Donne In Carriera

 Si parla della donna, nel corso degli anni,come si mostra nel mondo del lavoro

Donne in carriera


Una recente indagine condotta dall’Ispo (Istituto per la Pubblica Opinione) su un campione di dirigenti di società italiane e di aziende americane che operano in Italia, ha cercato di capire quali siano le principali motivazioni di una differenza così marcata.

In Italia innanzi tutto vige una legislazione che tutela molto il lavoro delle donne, soprattutto in tema di maternità: questo eccesso di tutela costringe spesso le donne a stare lontane dal posto di lavoro per troppo tempo. Negli USA le donne sono meno tutelate, ma anche meno penalizzate, in quanto sotto questo aspetto esiste una reale parità fra i due sessi, il che comporta anche una maggiore trasparenza nei rapporti interni alle aziende.
In Italia poi è ancora molto scarsa a livello aziendale la cultura del Diversity Management, ossia l’ottimizzazione del lavoro in team tramite lo sfruttamento e la successiva valorizzazione e promozione “sul campo” delle diverse soluzioni, dei differenti modi di essere e ragionare che uomini e donne possono apportare, oltrepassando un rigido e formale rispetto di rapporti e funzioni.
Esistono inoltre per la donna italiana anche elementi culturali frenanti: una sorta di autolimitazione basata su un più alto valore assegnato alla qualità della vita (maggiori interessi extra lavorativi, più importanza ai rapporti interpersonali e con i familiari, ecc..).
Tale autolimitazione interiore può diventare, specie nei momenti topici, un fattore demotivante che fa pendere la bilancia della scelta verso un impegno lavorativo di minore responsabilità. Tutto ciò è acuito ed alimentato dal fatto che in Italia è raro trovare mariti disposti ad accettare ed a supportare, anche a livello di collaborazione nella vita famigliare, una professione più impegnativa da parte della propria compagna (il cosiddetto “marito facilitante”).
Come se non bastasse fra le donne italiane non esistono reti di solidarietà (quello che gli americani chiamano lobby), utili a promuovere sia all’interno di luoghi di lavoro ma anche presso le sedi opportune la condizione professionale femminile.



Nello specifico è emerso che i soggetti che hanno subito maggiori abusi sessuali sono le donne laureate o professionalmente impegnate a livelli manageriali. La percentuale scende nel caso di operaie e ancora di più fra coloro che non hanno mai avuto un rapporto di lavoro retribuito.

La motivazione?

L'Agenzia per i Diritti Fondamentali avanza l'ipotesi che il fatto che le donne in carriera siano maggiormente esposte a questi rischi all'ambiente in cui si trovano a lavorare, generalmente a contatto con un numero maggiore di uomini e non di donne, e secondo per la tendenza maggiore a denunciare le violenze subite (rispetto alle operaie ed inoccupate). Infatti solo il 4% delle intervistate ha sporto denuncia alla polizia e solo l'1% si è rivolta a un legale (questo 5% sono le donne che lavorano). Questa reticenza è causata dalla paura, dalla sfiducia verso le istituzioni (ovvero verso la polizia, i giudici e i tempi dei processi, i servizi sociali...), e in molti casi dalla mancata autonomia economica.

Fin dall’infanzia femmine e maschi hanno due modi differenti di affrontare la vita

Se per le bambine ciò che conta è entrare in relazione con l’altro, fare amicizia e scambiarsi confidenze, per i bambini è importante mettersi allo prova, sfidarsi e vincere. La stessa cosa succede in ambito aziendale le donne tendono a collaborare, gli uomini a distinguersi e ad emergere.

Ma quali caratteristiche tipicamente femminili possono essere da ostacolo alle donne che aspirano alla carriera?

Spesso le donne hanno difficoltà a giudicare se stesse in modo obiettivo:

Non sono abituate a darsi il giusto valore. Nella vita privata quando devono fare una scelta, spesso chiedono un parere alla amiche o ai familiari e nei momenti di difficoltà cercano l’approvazione di chi hanno intorno, e sono talvolta soggette al giudizio altrui.

In ambito professionale questo può frenare la carriera, chi è al potere deve essere in grado di fare delle scelte in autonomia dando il giusto peso ai commenti che non sono sempre obiettivi.

Per le donne, più disponibili e più aperte degli uomini, è più difficile dire di no. Spesso per amore del lavoro si prendono responsabilità che non competono loro. Tendono a farsi carico dei problemi degli altri occupandosi delle mancanze dei colleghi. Ma questo può diventare controproducente perché distoglie l’attenzione dai propri obiettivi.

Anche essere convinte che non serva mettersi particolarmente in mostra per farsi notare è un potenziale freno alla carriera perché non è sempre così automatico che qualcuno si accorga del loro talento. Mettersi in mostra non vuol dire essere esibizionisti ma al contrario può aiutare ad esprimere agli altri la propria personalità. Quando le donne dicono che non sanno gestire il potere che non sono interessate forse dicono che non lo vogliono così com’è: un potere di dominio, di controllo, di prevaricazione ed arroganza. Amano un’idea di potere che va oltre, un potere costruttivo, generativo, che cambia, che trasforma e vi si riconoscono, perché indica un modo di guidare e prendersi cura di un’azienda e delle persone che vi lavorano, non di dominarle.

Non con il comando e con l’autorità, ma con l’autorevolezza, la sensibilità, il senso di responsabilità, creando un terreno favorevole e cercando attraverso l’ascolto di aggregare il consenso sulle decisioni.


 

Le donne credono nello spirito di gruppo non hanno paura di circondarsi di persone eccellenti, amano condividere e cercano l’accordo e non lo scontro.

Guardando alle cose in maniera curiosa, lavorando con entusiasmo e determinazione, preferendo al potere la potenza - intesa come la possibilità di agire - e facendo fatica a distinguere il maschile dal femminile perché con pragmatismo femminile si vuole vedere un risultato.

Ciò che conta nella vita professionale come nella vita in generale è una importante spinta alla progettualità.

Far germogliare le idee, aspettando di lasciare fiorire la creatività e raggiungere i risultati.